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Davide Zanelli·11 dicembre 2019

✍🏻 "Eri il mio guerriero": Ancelotti e quella lettera a Gattuso

Immagine dell'articolo:✍🏻 "Eri il mio guerriero": Ancelotti e quella lettera a Gattuso

Amici, prima che colleghi. Chissà cosa si sono detti in questi giorni, chissà se si sono parlati e come hanno deciso di affrontare uno dei momenti delicati delle rispettive carriere.

Il legame tra Gennaro Gattuso e Carlo Ancelotti è forte, lo è da tempo. Ma per uno di quegli strani scherzi del destino che solo il calcio sa fare il primo si trova ora a subentrare al secondo.


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L’allievo prende il posto del maestro in un incrocio suggestivo, ma sicuramente difficile da affrontare. Eppure, fa effetto. Perché fino a pochi mesi fa questo scenario sarebbe stato quasi impossibile da immaginare.

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Poco meno di due anni fa, il 9 gennaio 2018, la Gazzetta dello Sport ha pubblicato una lettera di Ancelotti a Gattuso. Era il giorno del quarantesimo compleanno di Rino, al tempo tecnico del Milan, e il suo storico allenatore, disoccupato dopo l’esperienza al Bayern Monaco, gli aveva riservato una sorpresa particolare.

Di seguito, il testo integrale della lettera.

“Quarant’anni, caro Rino, meritano una lettera d’auguri seria, mica soltanto una telefonata, le nostre solite chiacchiere, i nostri scherzi. Quarant’anni sono un momento di riflessione, c’è abbastanza tempo alle spalle per ricordare e c’è anche tanto spazio davanti per costruire nuove imprese. Adesso che ti vedo sulla panchina del Milan, e ti agiti come un matto, urli, sbraiti, inciti i tuoi giocatori, mi viene da pensare che sei la persona giusta al posto giusto: c’è bisogno della tua passione, del tuo carattere, del tuo spirito di sacrificio per superare gli ostacoli; c’è bisogno anche della tua allegria per sdrammatizzare certe tensioni; e di qualche tua solenne arrabbiatura per svegliare qualcuno che dorme, perché in una squadra, in un gruppo, c’è sempre qualcuno che dorme…

In campo eri il mio guerriero. Mai una volta che ti abbia visto mollare, mai una volta che ti abbia visto la maglia pulita, mai una volta che non ti abbia visto fare fatica.

È questo che ho sempre ammirato in te: la capacità di arrivare all’obiettivo nonostante la natura non ti avesse dotato di grandi mezzi tecnici. Perché – posso dirlo? – i tuoi piedi non sono proprio il massimo dell’educazione! Però la grinta che ci mettevi tu non ce l’aveva nessuno e, cosa non comune, sapevi trasmetterla agli altri”.

Carlo Ancelotti