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Davide Zanelli·14 novembre 2019
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Davide Zanelli·14 novembre 2019
In attacco c’è Ciccio Caputo, sulla corsia di destra Stefano Sabelli e su quella di sinistra Marco Calderoni, tutti giocatori che dopo una gavetta apparentemente infinita sono riusciti a conquistarsi un posto in Serie A.
In panchina, invece, siede Davide Nicola. È uno Spezia-Bari del 22 maggio 2015 e la nostra attenzione è tutta per il ragazzino che a una manciata di minuti dalla fine della partita viene fatto esordire nella formazione pugliese, alla ricerca di un pareggio che non arriverà (lo Spezia vincerà infatti 1-0).
Con il numero 30 sulle spalle, al posto dell’attuale terzino del Lecce, fa il suo ingresso in campo un 18enne di belle speranze che si chiama Gaetano Castrovilli. Viene da Canosa di Puglia, è nato nel 1997 e di lui si parla benissimo.
“Si vedeva che aveva qualità fuori dalla norma”, ha confermato in questi giorni Nicola. Ma serve gente di visione, qualcuno che abbia l’occhio allenato per riconoscere certi talenti e qui subentra Daniele Pradé che, prima di lasciare la Fiorentina nel 2016, avvia una trattativa che poi sarebbe stata chiusa nel gennaio 2017 da Pantaleo Corvino.
Castrovilli passa alla Fiorentina, ma nel suo percorso di crescita ci sono anche due fondamentali prestiti alla Cremonese. Chiunque lo abbia ammirato a Cremona (o su qualsiasi campo della Serie B) non può che aver avuto la stessa sensazione: Gaetano, per portamento e classe, appartiene a un’altra categoria.
Ma serve altro, serve il coraggio di scommettere su un talento. E qui subentra Vincenzo Montella che, affiancato proprio dallo stesso Pradè che lo mise nel mirino, decide di puntare su di lui. Bastano pochi minuti di Fiorentina-Napoli, nella prima giornata di campionato, per capire che l’ex tecnico di Milan e Siviglia non si è sbagliato.
E per quanto l’attuale tecnico della Fiorentina sia continuamente messo in discussione, gli va riconosciuta la lungimiranza di aver scommesso su Gaetano. Nessun prestito, la gavetta è terminata: “Castrovilli può essere il nuovo Antognoni”, afferma l’allenatore scomodando un mostro sacro della storia viola.
È troppo presto per dire se abbia ragione o meno, ma la chiamata di Roberto Mancini è arrivata. E la sensazione è che la Nazionale non sia un punto d’arrivo per quel ragazzino che, nel 2015, esordiva in Serie B contro lo Spezia.