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Giovanni Armanini·16 giugno 2019

Il caso Guardiola e il giornalismo italiano: un esempio da non seguire

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Non si è trattato, come hanno cercato di farvi credere, di uno scontro tra giornalisti tradizionali contro web e influencers. Su Guardiola alla Juve si sono schierati anche giornalisti di autorevoli testate.

Siamo nel 2019 e la realtà non conta più. Siamo nella post realtà o post verità. Conta la narrazione convincente, contano endorsement e followers.


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Vincono i Community Managers.

Juve e Guardiola sono stati in contatto tra febbraio e aprile. E’ stato scritto e raccontato. C’era un’ipotesi a cui il catalano ha dato udienza, nulla più, tramontata la notte del 17 aprile quando il City viene estromesso dalla Champions. Guardiola aveva chiesto al City di andarsene nel caso in cui avesse vinto tutto. Quella sera si chiude ogni discorso.

Ma che senso ha continuare con la narrazione di Guardiola dopo il 17 maggio?

Qui sta la differenza tra giornalismo e narrazione. Tra notizie da dare e benevolenza dei tifosi da cooptare nella propria cerchia. Chi ha sostenuto la tesi Guardiola ha fatto incetta di follower sempre più convinti della tesi, pronti a partire alle crociate, gli altri si sono presi gli insulti. Quando si è capito che la pista Sarri era più che fondata sono saltate tutte le regole. Il giornalista che dava la notizia non gradita è stato sbeffeggiato per i presunti ritardi, il passato, i toni non sempre accomodanti, l’aspetto fisico. Le informazioni sono diventate meme. La narrazione ha preso il sopravvento. Conta il tormentone simpatico contro la fredda notizia che non piace e rende antipatici. Conta la GIF, contano le frasi fatte.

Conta la speranza, la narrazione convincente. Conta la notizia che ci si vuol sentir dare. Il resto sono solo depistaggi, falsità, frasi di comodo. Conta il tifo, lo schieramento.

E non tiriamo fuori la stronzata delle notizie non verificate. Il mercato è imprevedibile soprattutto per chi sa come funziona e accetta di stare in questo mondo.

Sostenere una tesi per 30 giorni, ricamarci e calcare la mano tra supercazzole e voli pindarici non equivale ad una notizia non avverata. Non e’ in alcun modo comparabile a sparare un titolo basato su un abboccamento. significa costruire un castello sul nulla e perpetrare il nulla a dispetto della realtà dei fatti. È narrazione contro realtà.

Esattamente come in politica si tifa la notizia prima ancora della squadra/partito, e al suo non avverarsi si accampano alibi. E’ strano meccanismo: di solito io tendo a pretendere il massimo dalle persone a cui dò fiducia. Al contrario vedo sempre più persone che concedono la propria fiducia, il proprio endorsement, e che in seguito a questo sono disponibili a chiudere gli occhi, turarsi il naso, tapparsi le orecchie. Giornalisticamente parlando il calciomercato fatto di ora in ora, di giorno in giorno è pura commedia. Bisogna convincersene e accettare il gioco, ma bisogna anche mantenere, come in un Matrix calcistico, la capacità di riconoscere realtà e narrazione, notizie e bufale, fatti e opinioni, professionalità e millantato credito.

Il 20 maggio, intervenendo a Top Calcio 24, interrogato sul nome di Mourinho, affermo: “La priorità della Juve ad oggi è Maurizio Sarri”. Allegri era stato esonerato il 17 dello stesso mese. Da allora, più volte interrogato sulla questione, mi limito a ribadire che da Manchester non ho alcun segnale, alcuna indiscrezione, alcun benchè minimo indizio, nè dalla società, nè dagli ambienti vicini ai calciatori, che mi facciano credere che ci possa essere un addio di Guardiola. Ad ogni mia dichiarazione su twitter arrivano insulti, le minacce più o meno velate, manifestazioni di stupidità crescenti. “Chi è questo?”, “Adesso spacciano per esperto uno solo perchè vive a Manchester”, “Figurati, lavora per Tuttosport”, “Guarda che veniamo a prenderti”, “Ricordati bene quel che dici perchè se non succede…”.

Il 21 maggio, un tweet apre la bagarre: si legge “deal done” affare fatto. Guardiola sarà il tecnico della Juventus. Passano 2 giorni e l’Agenzia giornalistica Agi titola “Guardiola alla Juve per 24 milioni l’anno, il 4 giugno si firma l’accordo” e ancora: venerdì 14 la presentazione ufficiale. Ma dal 29 maggio i guardiolisti hanno fatto capire chiaramente di non avere alcuna fonte tradizionale (agenti, direttori sportivi, gente di calcio) a conferma della loro tesi. Si è parlato di noleggiatori di auto, finanza, uffici legali, professionisti.

Il 10 giugno apprendiamo che bisogna rispettare le opinioni di tutti. Non si tratta più di fatti, di evidenze, si tratta di un’opinione, di qualcosa di aleatorio. Fino alla fine, o meglio, fino all’annuncio di Sarri nuovo allenatore della Juventus.

Il calciomercato in questi giorni è entrato nella post realtà.