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Mario De Zanet·4 agosto 2018
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Mario De Zanet·4 agosto 2018
Perché la difesa italiana premia.
L’arrivo di Higuain e Caldara ha riacceso l’entusiasmo rossonero: un entusiasmo frutto specialmente dell’arrivo di un Pipita dal curriculum del campione, ma anche dalla soddisfazione di aver comprato uno dei difensori più promettenti in Italia.
Mattia Caldara, appunto, il cui arrivo assume un valore ulteriore se consideriamo il contesto in cui viene inserito: osserviamo la difesa del Milan e leggiamo i nomi di Conti, Romagnoli, Donnarumma, senza dimenticare Calabria.
Ovvero, quella che potenzialmente è la prossima retroguardia della Nazionale italiana.
Questo aspetto, se analizzato, rassicura o, quantomeno, induce a ben sperare: la storia racconta quanto sia fondamentale e produttiva una difesa italiana che funziona.
È la Juventus di questi anni a raccontarcelo, ma se bisogna parlare di Milan, è inevitabile tornare agli anni Novanta, quando Maldini, Baresi, Costacurta e Tassotti furono centrali nella costruzione dell’Impero rossonero.
In assoluto, chiaramente, la difesa è fondamentale in Serie A, ma deve allettare i tifosi milanisti la prospettiva di un futuro davvero roseo per quanto riguarda la retroguardia: i 19 anni di Donnarumma, i 21 di Calabria, i 23 di Romagnoli, i 24 di Caldara e Conti sono quasi una certezza per il futuro.
Le incognite sono inevitabilmente imprevedibili: basta pensare a Conti, di cui non si può conoscere la reale potenzialità dopo un’agonia tanto lunga.
Ma, in linea di principio, la scelta del Milan è impeccabile: questa linea difensiva italiana rappresenta il vero colpo rossonero di questo scambio con la Juventus, ma, come in ogni colpo, bisogna attendere il campo per le conferme.
Photo credits: AC Milan
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