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Mario De Zanet·12 giugno 2019

Una vittoria per chiudere un anno perfetto: il capolavoro di Mancini

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Era il 14 maggio 2018. A poche settimane dall’ (in)dimenticabile Mondiale non disputato dall’Italia, la Nazionale deve prepararsi ad un futuro e sceglie Roberto Mancini per ricominciare: la vittoria con la Bosnia sancisce la fine di un primo anno impeccabile del CT azzurro.

Un anno dopo, capiamo perché Mancini era necessario, dopo il fallimento di Ventura e dopo la transizione di Di Biagio.


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Bisognava scegliere un tecnico di valore, perché mai come in questa fase serviva un nome altisonante, che scansasse immediatamente il sospetto di un ciclo stile Ventura.

Oggi possiamo dire che Mancini è molto più di un nome e la sua conduzione ha convinto l’Italia intera, compresi coloro che non lo ritenevano adatto.

Un anno e mese sono abbastanza per giudicare positivamente l’operato del tecnico di Jesi, perché il suo merito va oltre qualsiasi risultato che arrivi nei prossimi Europei e Mondiali.

Si può infatti dire che l’Italia si è definitivamente scostata dal trascinarsi degli ultimi anni, dove i progetti tecnici di un CT potevano valorizzare un gruppo in quanto tale ma non un movimento.

Pensiamo alla gestione Conte: il capolavoro di Francia 2016 rimane un esempio memorabile di valorizzazione dei singoli al servizio del gruppo, ma non si può negare nemmeno oggi la limitata qualità tecnica di quell’Italia.

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Conte ebbe la forza di ricavare il massimo dalle doti di quel gruppo, Mancini ha saputo fare ancor più: il tecnico ha dato respiro ad un intero movimento, raccogliendo le macerie del disastro Mondiale e resistendo alle critiche di chi, dimenticandosi del fallimento, pretendeva subito i risultati.

L’intervento inedito della Nations League ha reso più complesso il periodo in trincea del Mancio, chiamato sin dai primi giorni ad un ritornello caro nel nostro Paese: bisogna vincere.

Quello sguardo oltre non è mai mancato, nemmeno quando i più storcevano il naso alla convocazione di Zaniolo, mai sceso in campo in Serie A: oggi sappiamo chi aveva ragione.

Oggi lo sappiamo perché oltre ai buoni propositi e alle idee, ci sono anche i cosiddetti risultati. La dimostrazione finale è arrivata proprio ieri sera, nella sfida spigolosa di Torino, dove il bel gioco talvolta è mancato, ma l’idea, alla fine, è emersa, vincendo con la rete di Verratti.

Ogni sfida che passa, l’Italia incappa in delle sfide e puntualmente le supera: ieri sera doveva dimostrare di saper vincere sfide più ostiche ed ha dimostrato proprio questo, riemergendo dalle paludi di match non congeniale alle proprie caratteristiche.

Passo dopo passo, osserviamo una creatura crescere e plasmarsi secondo le idee chiare di un tecnico rinomato: in un anno, Mancini ha saputo valorizzare tutto quel di buono c’è e c’è stato negli ultimi anni, rendendolo qualcosa di prezioso.